La volpe e l’uva

La volpe e l'uva

La volpe e l'uvaLa volpe e l’uva è una delle più famose favole attribuite a Esopo. Una fiaba da cui deriva l’espressione “fare come la volpe con l’uva” che significa il modo che hanno alcune persone di reagire ad una sconfitta facendo finta di non averne mai desiderato il successo. Oppure disprezzando il premio che si desiderava in realtà ottenere. La volpe e l’uva è stata ripresa sia da Fedro che, molto più tardi, dal celebre autore Jean de La Fontaine che ne propose una sua versione.

C’era una volta una volpe presuntuosa che gironzolando qua e là vide una vigna dagli alti tralicci. “Ecco qualche cosa di succulento” pensò e tentò di spingersi verso l’alto, ripetutamente ma… senza successo. Pensando di essere molto furba, escogitò diversi sistemi per arrivare fino all’uva ma… malgrado numerosi tentativi non ci riuscì.
“Pazienza” esclamò “quest’uva non è ancora matura ed è inutile spendere tanta energia per un frutto ancora acerbo!”.

Versione di Jean de La Fontaine:

Una volpe, chi dice di Guascogna,
e chi di Normandia,
morta affamata, andando per la via,
in un bel tralcio d’uva s’incontrò,
così matura e bella in apparenza,
che damigella subito pensò
di farsene suo pro.
Ma dopo qualche salto,
visto che troppo era la vite in alto,
pensò di farne senza.
E disse: – E’ un’uva acerba, un pasto buono
Per ghiri e per scoiattoli.-
Ciò che non posso avere, ecco ti dono.

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