I figli so’ piezz e’ core

Le parole di una canzone mi permettono di riallacciarmi alle nostre riflessioni sulle vicissitudini del nostro amor proprio.

Dicevamo che quando “non mi viene la vita che voglio per me” (I Negrita) siamo alle prese con stati d’animo amari: delusione, scontento, biasimo; siamo tesi, arrabbiati con noi stessi.
Il nostro amor proprio è ferito.

Ciò nonostante, la nostra mente è capace di attivarsi alla ricerca di soluzioni per allentare la morsa di tensioni e malessere.

Come ci attiviamo per ricomporre in cuor nostro un po’ di soddisfazione?

Tra le infinite soluzioni e aggiustamenti possibili, ora prendiamo in considerazione quelle che ci vengono suggerite dal nostro ruolo genitoriale.

Un genitore fa esperienza che se il proprio figlio sta bene, anche lui è sereno.
Se invece il bambino ha uno stato di malessere, il genitore si sente così partecipe da desiderare di assumere quel malessere su di sé liberandolo.

Cosa succede quando ci sentiamo così coinvolti?
Ci identifichiamo empaticamente, ci sentiamo un tutt’uno con lui, come se dicessimo:
“Tu ed io siamo una cosa sola.”
“Se tu stai bene, io sto bene .”
“Se tu stai male, io sto male.”

Questa capacità identificatoria è di vitale importanza per il cucciolo umano che nasce così impotente. Tuttavia, questa capacità identificatoria può anche esprimersi in modo distorto e un genitore può, nella sua mente, accorciare a tal punto le distanze dal figlio da chiedergli, più o meno consapevolmente, di avvicinarsi il più possibile alla persona che avrebbe voluto essere, di interpretare al meglio quegli aspetti ideali che non gli è stato possibile realizzare. Come se, in un qualche angolo del suo pensiero, dicesse: “a me non è venuto; fallo tu!”

Avere dei figli apre il cuore alla speranza che, almeno attraverso loro, potremo gustare il sapore delle gratificazioni non raggiunte.

L’amor proprio genitoriale può così godere di luce riflessa e… non è di poca consolazione per la nostra vita interiore!

Ma attenzione! Questo investimento identificatorio è nutriente, ma… nulla di troppo! (Μηδέν ἃγαν) esortavano gli antichi Greci a non cadere negli eccessi.

D.ssa Filomena Palladino
Medico Psichiatra – Psicanalista 

Potete scrivere alla d.ssa Palladino all’indirizzo [email protected]